Immagina di svegliarti domani mattina e sei Gerry Scotti.
Qualcuno potrebbe essere contento per la visibilità ottenuta, qualcuno per il cospicuo conto in banca, qualcun altro per i contatti e le persone conosciute.
Io personalmente andrei a controllare immediatamente chi si cela dietro il Gabibbo.
In tutti i multiversi possibili però, c’è un “Gerry parallelo” che ha deciso di approfittare della propria fama e ha aperto un profilo TikTok dove pubblica “video giovani“.
Ecco, noi ora ci troviamo proprio in quella realtà parallela: una realtà in cui l’identità del Gabibbo è rimasta nascosta, ma in compenso abbiamo su TikTok un profilo cringe in più.
Ok, sono partito a gamba tesissima, ma ora vi spiego un po’ il mio punto di vista.
Non so se avete mai avuto modo di imbattervi nella pagina “lo zio Gerry”. In pratica è una compilation di trend recitati da lui, in cui sfrutta format virali e musiche in voga.
Solo che lo scenario non è quello che ho descritto per scherzo all’inizio, non si è svegliato un giorno e ha deciso di farlo, bensì dietro c’è un’agenzia di comunicazione che gli spiega cosa deve dire, cosa deve fare, come deve muoversi.
Come risultato finale troviamo dei contenuti in cui si percepisce la forzatura del personaggio e si vede come lui sia solo una sorta di marionetta i cui fili sono mossi da qualcun altro.
I numeri gli danno ragione eh, è seguitissimo, con un engagement impressionante e commenti sempre positivi.
Il suo profilo però per me è un grande problema, non tanto per quello che fa, ma per quello che rappresenta.
Gerry Scotti sui social mi sembra che trasmetta il mood di “vecchie generazioni che vogliono parlare alle nuove”.
Non so spiegarlo bene ma ha la stessa “energia” di quelli che, quando sentono una canzone rap, fanno il gesto delle corna con le mani, dondolano a destra e a sinistra a mo’ di gangster e dicono “yeah”. Insomma, l’esasperazione dello stereotipo.
Nel 2024 nessun giovane fa il gesto delle corna quando ascolta rap.
Allo stesso modo, nessun giovane parla come fa Gerry nei video.
Niente contro di lui eh, solo che lo vedo come l’emblema di un disallineamento comunicativo tra le generazioni, in cui si cerca di creare un ponte tra le parti ma si finisce a scimmiottare un certo linguaggio degradandolo e stereotipandolo.
Ma soprattutto si rischia passi il concetto “per comunicare ai giovani basta fare così, guarda come funziona Gerry Scotti”.
E arriva così Marco Ballarini che, a colpi di “zio pera“ e “letsgoski 🤙” (gergo tipico di TikTok), raggiunge più di 700mila iscritti.
Sarebbe anche divertente, se solo Marco non fosse il sindaco di Corbetta, un comune poco fuori Milano.
Sotto ai suoi video c’è sempre un po’ di stupore generale e gli utenti si chiedono come mai a una carica istituzionale importante sia concesso comunicare così. Lui risponde solo “zio pera”.
In questi giorni si è parlato di lui anche nelle cronache nazionali: a quanto pare Morata aveva preso casa proprio nel suo comune e il sindaco, senza pensarci due volte, l’aveva annunciato sul suo profilo scatenando l’indignazione del calciatore che voleva rimanesse un’informazione riservata.
Appena entriamo nel meccanismo dei social siamo tutti uguali: se un giorno pubblichiamo 1 il pubblico ci chiederà di più, quindi il giorno successivo pubblicheremo 2, quello dopo 3, poi 4, e così all’infinito. Non c’è un limite.
E se per Gerry Scotti la conseguenza al massimo sono degli utenti cringiati, quando si ha una figura istituzionale e con responsabilità come Marco forse bisognerebbe essere più consapevoli del potere comunicativo di ciò che si fa.
Perché sui social la gara più importante non deve essere con i numeri, ma con la nostra reputazione. Zio pera.
260.
Secondo uno studio interno di TikTok è la quantità di video necessaria per sviluppare una dipendenza dall'app.
La stessa ricerca ha rilevato che “usare il social in maniera compulsiva ha effetti negativi sulla salute mentale come la perdita di capacità analitiche, la formazione della memoria, il pensiero contestuale, la profondità delle conversazioni, l'empatia e un aumento dell'ansia”.
I risultati della ricerca sono sconcertanti, tanto che attualmente TikTok è sotto processo negli USA e ciò che prima era una supposizione ora è diventata una certezza.
Si accusano infatti programmatori e dirigenti di aver creato un algoritmo che mostra principalmente utenti considerati attraenti secondo gli standard convenzionali e, per rendere questa dinamica “meno ovvia”, non vengono inseriti disclaimer informativi nei video più popolari e nei filtri di bellezza.
Anche Meta non è da meno, dato che nel tempo ha ignorato i suggerimenti di affrontare bullismo e salute mentale, ricevendo una causa legale dal Massachusetts che accusa l’azienda di Zuck di essere una dei protagonisti nella crisi della salute mentale giovanile.
Le ricadute infatti sono proprio sui più giovani, che sono fragili e vengono colpiti da questi contenuti più di chiunque altro.
“Mi sento solo”, “dove trovare nuovi amici“, “come conoscere nuove persone“.
Secondo Google Trends, la ricerca di queste frasi ha avuto un incremento verticale negli ultimi anni e non sembra smettere.
È un paradosso: i social avvicinano sempre di più le persone, ma al tempo stesso le isolano.
Una volta c’erano i forum in cui eri anonimo ma rimanevi comunque riconoscibile grazie a delle community abbastanza limitate. Oggi le zone più anonime del web sono troppo anonime, e le parti del web in cui ci mostriamo sono troppo pubbliche per sentirci completamente noi stessi.
Il web è caos, ma al tempo stesso è un buco nero in cui le relazioni non hanno la possibilità nemmeno di nascere.
E in un posto del genere bastano 260 video per catturarti e poi lasciarti solo, in balia di algoritmi che ti vedono solo come un numero e che ti sventrano mentalmente approfittando delle tue debolezze.
Quanto si può arrivare a pagare l’acqua?
Beh, con il giusto marketing anche 1000€.
Questo video racconta un esperimento sociale in cui è stato fatto credere a un gruppo di persone che l’acqua che stavano comprando fosse “premium”, alzando così il valore percepito.
Twitter mi piace, ma non l’ho mai usato in maniera “attiva”.
Da qualche giorno però sto portando avanti un esperimento pubblicando qualcosina. Se vi va vediamoci anche di là.
Se di solito twittate battete un colpo.
È tutto anche per oggi, ci sentiamo come al solito giov prossimo :)
PS: se la newsletter ti piace metti un cuoricino qui sotto!
Vedo i risultati dell’utilizzo dei social nella comunità dove lavoro. Purtroppo la caccia ai followers è una brutta bestia e illude di poterlo far diventare un lavoro solo mostrando parti della propria vita. Veramente pauroso.
Il problema dei Social è che vengono subiti da tutti, giovani e meno, in maniera passiva e non utilizzati per uno scopo ben definito. Non li usiamo, ma siamo usati da loro. Ci si può ancora salvare, forse. Ne parlo domenica, se ti va di passare.