Infobesità e yogurt: perché il troppo fa male
Quando hai troppi yogurt a disposizione finisci per non sceglierne nemmeno uno.
Ti è mai successo di aprire Netflix e non sapere cosa guardare?
Eppure il catalogo di serie TV e film a disposizione è a dir poco mastodontico!
Oppure ti è capitato di immobilizzarti davanti alla sezione yogurt del supermercato perché non sapevi quale scegliere?
Eppure ci sono gli yogurt magri, proteici, grechi, con la frutta, al cioccolato, budini, mousse…
È il paradosso della scelta: più opzioni abbiamo e più siamo indecisi.
La conseguenza? Che non sappiamo cosa scegliere e finiamo per non scegliere nulla.
Infatti è stato dimostrato che, con una quantità di opzioni inferiore, le probabilità che un cliente scelga un prodotto o un servizio aumentano vertiginosamente.
Certo, anche la scarsa quantità di opzioni può essere negativa, dato che non permetterebbe di soddisfare tutte le richieste dei possibili clienti.
Ma c’è una soglia che, una volta superata, non fa che diminuire la felicità di chi sta scegliendo.
Questa è la dimostrazione che il nostro cervello non è fatto per affrontare quantità troppo ampie di stimoli.
Ecco, se però il reparto yogurt è molto esteso ma rimane comunque limitato, immaginate come può funzionare il nostro cervello quando siamo su internet.
I vari feed sono un mix infinito di informazioni che provengono da tutti gli angoli del mondo strutturato in un susseguirsi di parole e immagini completamente diverse tra loro…
L’essere umano nel corso della storia si è sviluppato in comunità molto limitate: al massimo si sapeva cos’era successo nel paesino vicino.
Ora con i social sappiamo ogni singolo dettaglio della vita dei VIP, cosa mangiano, dove vanno in vacanza. Ma non solo dei VIP, sappiamo ogni particolare anche del tizio che era alle elementari con noi e non vediamo di persona da 15 anni.
Da una parte questa conoscenza ci amplia gli orizzonti di pensiero e di inclusività: seguendo certi profili ci possiamo aprire a situazioni estremamente differenti dalla nostra, rendendoci più ricchi a livello culturale.
A volte però conoscere di più non significa sapere di più.
Paradossalmente, infatti, un fattore fondamentale che incide su quante informazioni immagazziniamo nel nostro cervello è COME esse ci arrivano: spesso entriamo in contatto con concetti e dati in maniera confusionaria, e nei vari post si legge tutto e il contrario di tutto.
Capita che, per lo stesso avvenimento, sentiamo tante campane diverse ognuna con la propria versione.
Aggiungiamo poi il fatto che nel feed non troviamo solo l’avvenimento in questione, ma anche tantissimi altri contenuti su altri temi, il risultato è un mare magnum di informazioni dal quale non riusciamo ad emergere.
E ci sentiamo un po’ come davanti al reparto degli yogurt: ci immobilizziamo, incapaci di scegliere per l’enorme quantità di yogurt (o di informazioni) che ci troviamo davanti.
Il fenomeno viene definito infobesità, ossia un’estrema sovrabbondanza di informazioni. Molte più di quante siamo in grado di processarne.
Questo sovraccarico di informazioni ci fa sentire impotenti e confusi, tanto che non sappiamo più come agire.
Ho provato a individuare una soluzione per sfuggire a questo enorme problema.
Prima di tutto è fondamentale scegliere in maniera accurata delle fonti di informazione.
Queste fonti (pagine social, creator di cui ci fidiamo, giornali, riviste, ecc) dovranno darci gli strumenti per capire cosa sta succedendo riguardo un avvenimento, riguardo un tema o qualsiasi cosa vogliamo approfondire.
Una volta ricevuta un’infarinatura, dobbiamo incrociare i concetti tra le varie fonti, così da limare eventuali inesattezze (nessuno è infallibile).
Poi, solamente quando avremo un’idea precisa sul tema, potremo abbandonarci al resto dei contenuti che troviamo in giro, in maniera da guardarli senza subire la loro influenza “negativa”.
Poi ovviamente potremo acquisire nuove informazioni e cambiare idea riguardo certi temi, ma in maniera consapevole, dato che sappiamo ciò di cui si parla e abbiamo già un parere a riguardo.
Altrimenti rischiamo di stare per un’ora davanti al reparto yogurt per poi, qualche ora dopo, scoprire che eravamo intolleranti al lattosio.
Devo ammettere una cosa.
Da qualche mese, per combattere la mia produttività, sto recuperando alcuni giochi per la PlayStation.
Non mi entusiasmano molto i videogiochi online, invece vado matto per i giochi avvincenti con una modalità “single player” coinvolgente.
A differenza di quelli online, dove sei contro altri giocatori, nella modalità offline sei contro il computer e puoi scegliere la difficoltà della partita.
E qui arriva l’ammissione: io ho sempre scelto la modalità facile.
Inizialmente po’ mi sentivo in colpa, pensavo che la “easy mode” fosse per bambini o comunque per qualcuno inesperto. E mi sembrava stessi perdendo una parte del gioco.
Ma poi ho realizzato che in realtà era giusto così: la vita di per sé è già complessa, ci sta staccare la testa almeno quando si sta giocando.
Un po’ come quelli che giustificano il fatto che guardano il trash dicendo che lo fanno per “spegnere il cervello”.
Alla fine tutto si riassume un po’ con questo screen:
In questi giorni l’argomento in trend è Sanremo: nella newsletter della scorsa settimana parlavo proprio di Fantasanremo e di meme. Se te la sei persa la trovi qua.
Ci sentiamo il prossimo giovedì :)
PS: se la newsletter ti piace metti un cuoricino qui sotto!
A me non piace lo yogurt… battute a parte, vedo sempre più la fatica di avere una propria idea e di conoscere perché siamo sommersi da troppe informazioni. Le immagini bellissime. Ho apprezzato quella dei vasetti rosso e blu.
Meglio leggere poche newsletter e avere info buone
Ciao Matti, proprio ieri ad un corso di approfondimento su tecniche di vendita, ci hanno illustrato proprio ciò che riporti nella newsletter.
Hann citato anche il paradosso della scelta riguardante quel test con offerta di marmellate.