Internet è un posto sempre più folle e, se crei contenuti ma non sei folle abbastanza, rischi che la gente non ti segua più.
In questo caos c’è un format che mi ha stupito fin dai primi video, provando un misto di curiosità e disgusto rimanevo paralizzato davanti allo schermo.
I mukbang: un format in cui i protagonisti riempiono un tavolo di cibo, si siedono, montano una telecamera e si riprendono mentre se lo mangiano tutto.
Ma quando dico “tavolo pieno“ intendo proprio che il tavolo è PIENO.
A farsi portabandiera di questo format c’è stato un insospettabile ragazzo americano di origine ucraina, gracile e simpatico, di nome Nikocado Avocado.
Il suo approccio su YouTube è stato quasi in punta di piedi, con dei video in cui parlava della sua dieta vegana e suonava il violino. Poi però, con il fenomeno del mukbang che spopolava, ha deciso di prenderne parte anche lui.
Sono cominciate quindi le abbuffate, sempre di più, sempre più grandi, sempre più strane.
In uno dei video più visti (18 milioni di view) mangia una montagna di noodles completamente blu, e tutta la parte in cui prepara il cibo è al limite del disgustoso.
Ma il format funzionava, e funzionava un sacco.
Anche in Italia abbiamo avuto il nostro “creator mukbang”, il compianto YouTubo Anche Io, che tra montagne di Kinder fetta al latte e polletti rinforzanti è diventato un’icona leggendaria del panorama italiano.
Ma perché funzionava un format schifoso del genere?
Un po’ di tempo fa proprio su questa newsletter parlavo di Schadenfreude, una parola tedesca che significa più o meno “godere nel vedere il fallimento altrui”.
Nonostante sia una sensazione eticamente negativa, involontariamente la proviamo da sempre. E la proviamo quotidianamente.
Da piccoli eravamo in competizione con i nostri compagni di classe ed eravamo felici quando l’insegnante li sgridava, oggi invece godiamo quando il concorrente del reality show viene tradito in mondovisione.
Guardare il dolore e la sofferenza altrui è diventata una forma di intrattenimento estremamente apprezzata, qualcosa che ci fa rimanere incollati allo schermo per vedere fino a che punto si possono spingere le persone coinvolte.
Allo stesso modo siamo curiosi di vedere se durante un mukbang il protagonista riesce a mangiare tutto oppure a un certo punto sta male, e video dopo video siamo avidi di guardare come rovina il proprio corpo.
Sì perché, nei mesi, il corpo di Nikocado si è trasformato, ingrassando a dismisura e arrivando a un punto in cui per muoversi doveva usare la carrozzina motorizzata e il respiratore.
La sua condizione è stata ampiamente criticata, tanto da diventare l’emblema di come i social richiedano contenuti sempre più folli e spingano a superare i propri limiti per un po’ di visibilità in più.
E, a differenza di Logan Paul che a suo tempo i limiti li ha superati ma da un punto di vista “etico”, Nikocado ha seguito un percorso autodistruttivo da un punto di vista “fisico”, dando un esempio incredibilmente negativo su tematiche delicate come l’alimentazione e il benessere fisico.
C’è però stato un colpo di scena: qualche giorno fa è successo l’impensabile.
Sul canale di Nikocado esce un video “Two steps ahead”. “Due passi avanti”.
E in questo video è di nuovo magro.
Ma come è possibile se fino al video precedente era estremamente sovrappeso?
Beh, racconta come da più di due anni avesse iniziato un percorso di dimagrimento, arrivando a perdere oltre 100 kg.
La cosa più fuori di testa è che durante tutto questo periodo il suo canale non è rimasto inattivo, ma sono continuati a uscire dei video preregistrati in cui faceva ancora le sue challenge. Un anno e mezzo di video preregistrati, assurdo.
Tornando all’ultimo video, racconta come tutto quello che ha fatto sia stato un enorme esperimento sociale, uno studio su come le persone reagiscono a un creator che si spinge costantemente oltre e rovina il proprio corpo.
Ma soprattutto dice di essersi reso conto di quanto gli utenti su Internet prendono in giro, odiano, bullizzano.
Questo un piccolo estratto, leggermente riadattato:
“È fantastico osservare delle creature tristi e disorientate che navigano internet alla ricerca di storie, alla ricerca di qualcosa che le incoraggi e le intrattenga, trasformandole però in un prodotto influenzabile.
Creature assetate che devono riempire le loro giornate vuote e viziare in continuazione la loro mente.
E in tutto questo mi sento come se stessi controllando delle formiche: una formica che ne segue un’altra, che ne segue un’altra, che ne segue un’altra…
Io sono diventato un cattivo, che continua a raccontare storie e riempire la testa di queste formiche, influenzandole e facendo loro il lavaggio del cervello.
Io sono il cattivo, voi siete le formiche.
Fino a ieri le persone mi chiamavano grasso, noioso e irrilevante. Ma la verità è che sono sempre stato due passi avanti a tutti.”
Che sia sempre stato “due passi avanti a tutti” rovinando in questo modo il suo corpo è un concetto che possiamo mettere in discussione, quello che è certo è che il percorso seguito da Nikocado ci fa vedere una luce in fondo al tunnel.
La corsa alla visibilità è un fenomeno sempre più presente nelle nostre vite: colpisce i grandi creator, certo, ma in realtà intrinsecamente è in ognuno di noi non appena apriamo un social.
Caderne vittima e diventarne schiavi purtroppo è molto semplice, e scatta non appena tocchiamo con mano la scarica di dopamina che ci fa provare ogni like ricevuto.
Nikocado questo vortice l’ha vissuto in prima persona, subendolo e portandolo a conoscere la parte più oscura di se stesso.
Ma non si è arreso. Nikocado ha ripreso in mano la sua vita e l’ha rimessa a posto. Ha sistemato il suo corpo e il suo rapporto con le sfide estreme.
Non sappiamo se ci cadrà ancora, ma è la dimostrazione che cominciare a vivere i social e gli algoritmi in maniera positiva è possibile. Per tutti noi.
Nei giorni scorsi è uscito il teaser del nuovo film di Minecraft (uno dei videogiochi più famosi al mondo) e si sono accese discussioni su tutto l’internet.
Nel teaser si vedono attori del calibro di Jason Momoa, Jack Black, e uno scenario fatto completamente in CGI ambientato appunto nell’universo di Minecraft.
Dai più grandi appassionati del franchise, il film è stato descritto come una grandissima delusione e che secondo loro sarà un flop totale. Dall’altra parte, altri utenti hanno risposto che chi faceva le critiche era fuori target, perché il pubblico che guarderà il film sarà composto da bambini e non da critici cinematografici.
Ecco, voglio soffermarmi su quest’ultimo punto: di recente ho visto un video di Dario Moccia (uno streamer esperto di cultura nerd e appassionato di cinema e televisione) che criticava i Me contro Te (il canale più seguito dai bambini su YouTube Kids, quasi 7 milioni di iscritti).
La critica, in soldoni, era sul fatto che i Me contro Te utilizzino un intrattenimento molto infantile con scenette ridicole, frasi sceme e che in generale trattino i bambini “da bambini” e non da “giovani esseri umani”.
Il paragone che fa è con la televisione del passato, in cui per esempio un Paolo Bonolis parlava sempre a un pubblico piccolo, ma con molta più maturità, tirando fuori spunti di riflessione, facendoli ragionare su temi anche più complessi e con un intrattenimento in generale più maturo che non fosse solamente qualcosa per riempire il tempo, ma che lasciasse anche dei messaggi.
La tendenza ormai è proprio quella: oggi l’intrattenimento tende a essere vuoto, senza nessuno spunto di riflessione in più.
E questo non può che essere un male, soprattutto quando il pubblico è composto da bambini.
E quindi, sia ai Me contro Te che ai film come Minecraft, quello che viene chiesto è di aggiungere dei livelli di complessità, che i risultati finali non siano solamente prodotti da dare in mano agli iPad Kids quando si annoiano, ma anche qualcosa che possa aiutarli in un percorso di crescita, di scoperta di se stessi e di conoscenza delle difficoltà del mondo.
Le persone di domani si formano con la cultura di oggi.
Vi lascio qui il contenuto dal quale è ispirata la riflessione: in risposta a chi dice che il pubblico di Minecraft è composto da bambini, un utente ha pubblicato uno spezzone di un cartone del 1986 che racconta proprio ai bambini l’aggressione degli ebrei russi da parte dei cosacchi. Un tema sicuramente non divertente, ma la dimostrazione che con la giusta dose di metafore e allegorie anche comunicare temi complessi è possibile.
Uno dei thread più incredibili della storia di Twitter: “quanto sono astratti i nomi delle candele della Yankee Candle”.
Un trip assurdo che parte dai nomi degli oggetti fisici fino ad arrivare a nomi che descrivono le proprietà intrinseche di qualcosa che non ha odore. Assurdo, lo trovate qua.
E infine un piccolo video motivazionale e rilassante, che dopo tutte queste riflessioni è giusto staccare un po’.
Volevo dare il benvenuto a tutti i nuovi iscritti, grazie per la fiducia!
Ci risentiamo il prossimo giovedì :)
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Ti seguo sempre con grande attenzione. Grazie
Che storia quella di questo creator. Anche per me 2 passi avanti fino ad un certo punto. Rovinare il proprio corpo per vedere che effetto fa sui followers é abbastanza devastante. Internet é uno strumento potentissimo ma dipende sempre come lo usiamo. Gira e rigira credo che il succo del discorso sia sempre questo.