Premessa e promessa: non vi tedierò con altre cose su Legolize, ma ora mi serve nominarla solo per contestualizzare.
Insomma, due settimane fa abbiamo ufficialmente smesso di utilizzare i Lego e molte persone hanno apprezzato, molti altri invece non sono stati d’accordo con questa decisione.
Fatto sta che, come spesso accade, quelli che protestano tendono a fare molto più rumore rispetto a quelli che apprezzano in silenzio.
Quindi i commenti di poche centinaia di utenti sono sembrati un’onda anomala rispetto invece ai like di 50/60mila persone.
Per gestire la situazione, tra commenti e messaggi su ogni social, ci siamo ritrovati a fare gli straordinari trasformandoci in veri e propri social media manager che devono contenere una piccola crisi.
E quindi, se già prima ero super connesso, questo è diventato il motivo per esserlo ancora di più.
Poi aggiungiamo pure che inizio settembre è un periodo di rientri, di follow-up, di riprendere in mano ciò che è stato posticipato durante l’estate… potete immaginare che la situazione sia stata scoppiettante.
In pratica nei momenti in cui non ero al pc o non avevo il telefono in mano mi sentivo strano.
E, sentendomi strano, prendevo il telefono e controllavo andasse tutto bene.
Ecco, ho scoperto che esiste una parola per descrivere tutto ciò: nomophobia.
NO MObile PHOBIA.
Bella no? Complimenti a chi l’ha inventata.
La nomophobia è una fregatura per chi lavora nel mondo digitale.
Dato che con il telefono appunto ci lavoriamo, controllare che sia tutto a posto è diventata una costante, siamo sempre attaccati allo smartphone per vedere se abbiamo ricevuto mail, se c’è qualche aggiornamento importante, se succede qualcosa a livello lavorativo.
Ma rimane comunque il nostro telefono, quindi tra un check alla mail e una controllatina su Linkedin, magari può sfuggire anche una sbirciatina su Instagram e una scrollatina su TikTok (parlo al diminutivo così sembra che non ci perda effettivamente le ore).
Conclusione? Abbiamo mischiato lavoro e tempo libero, prendendo il peggio da ognuno.
Perché poi succede che pure fuori dall’orario lavorativo, quindi la sera o il weekend, siamo sempre con sto smartphone in mano per vedere se c’è qualche notifica…
Ma che notifiche vuoi che ci siano mentre una domenica pomeriggio stai facendo una passeggiata al parco??!
Iperconnessione, in ogni momento della giornata.
E ne siamo talmente assuefatti che non ne riusciamo più a fare a meno. Come una droga, non riusciamo a smettere.
La soluzione?
E chi ha detto che ce l’ho? Ormai dovreste sapere che in questa newsletter si trovano solamente un sacco di dubbi.
Però il miglior punto di partenza è esserne consapevoli, quello sì.
E ricordatevi della nomophobia e di questa newsletter ogni volta che toccate lo schermo dello smartphone pensando siano arrivate delle notifiche.
Ricordate che un po’ di tempo fa aveva fatto scalpore una canzone di Drake e TheWeeknd generata con l’intelligenza artificiale?
Ecco, in questa canzone non avevano partecipato né Drake né TheWeeknd.
Un utente, in maniera completamente indipendente, l’aveva creata e lanciata inizialmente su TikTok (facendo decine di milioni di views in pochi giorni) e poi anche su Spotify e le altre piattaforme.
Poi è successo che la Universal (sì, proprio l’etichetta discografica) l’ha buttata giù, rimuovendola da ogni piattaforma. Ma dato che certe cose non si fermano, è rimasta una versione su YouTube, così potete farvi un’idea della grandezza di questa cosa.
Talmente grossa che per esempio Spotify ha bandito tutte le canzoni generate con intelligenza artificiale (per ora).
Ma perché in questi giorni se ne è tornato a parlare?
Beh, perché la canzone in questione è stata nominata ai Grammy, nelle categorie “miglior canzone dell’anno” e “miglior canzone rap dell’anno”.
La motivazione che è stata data è “è in nomination perché la canzone è stata scritta da un essere umano”.
Pochi giorni dopo questi rumours, però, gli organizzatori dei Grammy hanno dichiarato che la canzone non potrà essere in nomination, dato che “la voci non sono state ottenute legalmente, ma soprattutto perché attualmente non è in commercio”.
Questa soluzione mi sembra solamente una pezza: ok, per ora questa canzone è stata cancellata, ma se nei prossimi mesi alcuni artisti decidessero di fare dei pezzi con l’AI, chi è che potrebbe scoprirlo?
E se magari un rapper famoso un giorno uscisse con un ritornello inedito cantato da Michael Jackson? Chi direbbe qualcosa?
Vedremo :)
E, per chiudere, ecco Steve Jobs che lavora alla Apple. Nel senso che vende mele.
Ci sentiamo giovedì prossimo!
PS: se la newsletter ti piace metti un cuoricino qui sotto!
A proposito di iperconnessione... per deformazione professionale (giornalista e consulente per le comunicazioni) mi sto sempre più documentando sui "danni" che questa iperconnessione può provocare ai giovani, soprattutto quelli sotto i 12 anni di età. In Italia sempre più scuole medie stanno introducendo classi digitali al 100% (niente libri e quaderni e solo tablet)... secondo te stiamo contribuendo a diffondere questa assuefazione al mondo digitale?
Tra nomophobia e FOMO, siamo messi bene. La mia digital detox dura al massimo una settimana. Se ci fosse un parametro che misuri il numero di volte che ho disinstallato e installato le App dei Social, sarei fuori scala. Se fate un gruppo di sostegno nelle lande desolate di Substack Italia, contatemi.