Il peggior nemico della democrazia americana
La folle storia di Speed, YouTuber che sta mostrando la Cina ai giovani americani.
C’è qualcosa di profondamente nuovo nel modo in cui oggi consumiamo contenuti.
Non si tratta più solo di “guardare” qualcosa: si tratta di sentire, reagire, “vibrare”, anche solo per pochi secondi.
L’attenzione è diventata liquida, ma le emozioni sono diventate solide.
Più i contenuti sono immediati, più funzionano. Più sono esagerati, più ci coinvolgono. È in pratica il trionfo dell’iperstimolazione, dove il contenuto deve farci provare qualcosa, qualsiasi cosa, nel minor tempo possibile.
Ok, ora immagina che stai scorrendo il feed e vedi un ragazzo che abbaia ai passanti. Sì, fa proprio “wof wof” a chi gli cammina accanto.
Oppure fa arti marziali con dei monaci cinesi.
Oppure fa un selfie con Cristiano Ronaldo urlando “SIUUUUUUUUUU”.
Beh, in questi casi non puoi che fermarti e guardare cosa diavolo sta succedendo.
Già, sto parlando dello YouTuber del momento: IShowSpeed, in arte Speed.
So che molti di voi non lo conoscono e, magari, vedendo di sfuggita dei suoi video può sembrare un demone confusionario che segue solamente i suoi pensieri intrusivi.
Certo, nei video urla, esagera, abbaia, eppure dietro ai suoi contenuti c’è molto di più. Ma ci arriviamo un po’ alla volta.
Speed è un ragazzo americano (del 2005) partito dalla cameretta giocando a GTA e Fortnite e che, durante la pandemia, come è successo a molti creator, è riuscito a esplodere: più contenuti pubblicati, meno filtri, reazioni sempre più esagerate. Questo è stato il trucco.
Ed è proprio qui che succede la magia. Un piccolo frammento di una sua live diventa virale: un utente gli chiede per quale squadra tifi, lui risponde “Crista Ronaldo. Suuuuuiiiii”.
Punto 1: non è una squadra.
Punto 2: non si chiama così.
Proprio per questi motivi il video fa il giro del mondo, perché è la caricatura perfetta di come molti americani vivono il calcio: con entusiasmo, ma senza saperne nulla.
Di questa viralità Speed, che è più intelligente di quanto lasci intendere, ne capisce subito l’opportunità.
Si inventa così tifoso sfegatato di Ronaldo, tifando il Portogallo e ogni squadra in cui milita (dalla Juventus, al Manchester United, all’arabo Al-Nassr, lol). E il meme continua, cresce, si evolve, esplode.
Milioni di iscritti (al momento 37M su YouTube), visibilità alle stelle (è stato invitato anche alla premiazione del Pallone d’Oro), incassi altissimi da piattaforme e sponsor (svariati milioni all’anno).
La storia poi si conclude con Speed che riesce finalmente a incontrare Cristiano Ronaldo di persona, ma questo è solamente il punto di partenza di ciò che volevo raccontarti oggi.
Il vero potere di Speed non sta solo nella sua energia fuori scala, né nel suo genio creativo.
Sta nella connessione.
Le live di Speed possono durare anche svariate ore, e mentre le guardi non hai l’impressione di assistere a uno spettacolo, ma di stare in compagnia di qualcuno e di far parte, in qualche modo, della sua giornata, dei suoi pensieri, della sua quotidianità.
Il “modello influencer” per la maggior parte si è sempre basato su attimi condivisi tramite post e storie: contenuti brevi, patinati, post-prodotti, che danno solo l’illusione di una vicinanza. Sono finestre aperte su realtà filtrate.
Con Speed, invece, quella finestra è spalancata. Quello che vediamo è una versione imperfetta, sincera, profondamente umana. È una comunicazione che bypassa la razionalità e si deposita direttamente nel vissuto emotivo di chi guarda, con un’esperienza in tempo reale.
E, una volta capito che milioni di persone non stavano solo guardando ma si stavano immergendo nel suo mondo, Speed ha fatto il passo successivo: portare questa energia fuori dalla sua stanza.
Nasce così il format IRL, In Real Life, dove Speed smette di essere solo un fenomeno da webcam e diventa un “viaggiatore inconsapevole”. Le sue live iniziano a svolgersi nei vari paesi del mondo, per le strade, nei mercati, nei bar, tra la gente vera.
Ed è a quel punto che la distanza tra spettatore e streamer si riduce a zero.
Perché chi guarda non osserva più Speed da fuori: lo accompagna. Lo segue nei suoi spostamenti, nei suoi sbagli, nei suoi entusiasmi. Vive con lui. È una partecipazione emotiva totale, che crea un legame profondo, intimo, quasi affettivo.
E funziona perché Speed è trasparente, esposto, vulnerabile, e fa sentire lo spettatore incluso. È questo che rende ogni sua diretta un evento unico: perché non è il racconto di un viaggio, ma la condivisione di un'esperienza.
Vola allora in Europa, dove crea mobilitazioni in ogni paese in cui si ferma, venendo assalito in Norvegia e incontrando il primo ministro albanese.
Va in Sud America, e diventa per qualche ora l’ambasciatore improvvisato di Lima e viene accolto da folle festanti come se fosse un capo di stato.
Ma è ora, in Cina, che succede qualcosa di nuovo e di straordinariamente significativo. E torniamo quindi al titolo della newsletter.
La Cina, in occidente e in particolare negli Stati Uniti, è sempre stata vista attraverso una lente deformata, con una cultura distante e con una certa diffidenza ideologica.
Quello che fa Speed, con la stessa naturalezza con cui ha vissuto ogni altro luogo del mondo, è semplicemente esserci, mostrando quello che gli succede senza alcun filtro narrativo e lontano da questi pregiudizi.
Accade quindi che le immagini che arrivano negli USA sono “normali”. Profondamente normali. Ma una normalità che, in questo contesto, è rivoluzionaria.
Dico rivoluzionaria perché smonta la retorica creata fino a quel momento, distrugge la distanza, rende la Cina non più come una minaccia incomprensibile, ma come un luogo vivo, complesso, abitato da persone che sorridono, si emozionano, interagiscono.
E mentre milioni di giovani americani lo guardano, trovano una narrazione che non avevano mai visto prima.
Speed non ha un’agenda politica né intellettuale, ma è proprio questa sua mancanza di intenzione che lo rende credibile: la sua narrazione non è costruita, e per questo riesce dove molti altri falliscono.
Unisce così mondi che sembravano distanti ma che, sotto la superficie, condividono lo stesso desiderio di connessione, di stupore, di vicinanza.
In un’epoca in cui siamo abituati a diffidare di tutto, la forza comunicativa di Speed risiede nel suo essere emotivamente genuino. Non c’è mistero, ci sono solo sentimenti in vista come se fosse un libro aperto.
Uno dei meme che gira su Twitter è: chi vince? Miliardi di dollari di propaganda americana oppure una live di Speed?
Tirando le somme, quindi, la parabola di Speed, dalla cameretta con Fortnite a fenomeno globale che riavvicina culture, ci dice qualcosa di importante sul nostro presente.
La semplicità non è stupidità. La goffaggine non è debolezza. La connessione emotiva, se autentica, può essere più potente di qualsiasi piano editoriale.
Speed ci mostra che il mondo si può raccontare anche così: sbagliando i nomi, esagerando le reazioni, ridendo troppo forte. Ma vivendolo a pieno e senza pregiudizi. E magari condividendo queste esperienze con qualcuno, in questo caso il suo pubblico.
E forse è proprio questo, alla fine, che ci mancava: qualcuno che ci ricordasse che dietro ogni schermo, ogni paese, ogni cultura, ci sono solo persone, con cui vale la pena creare un rapporto e scambiare due chiacchiere.
Anche solo per dire “SIUUUUUUUU”.
Hai visto la serie Adolescence?
Ne parlavano tutti, probabilmente ti è venuta la FOMO e l’hai guardata. Ma perché guardiamo tutti le stesse serie? Ce ne parla Andrea Girolami in questo pezzo.
20 no-vax contro un dottore.
Se volete farvi del male (ma in realtà anche del bene) guardatevi il video di Doctor Mike che, con calma olimpica e tanta divulgazione, risponde punto per punto ai no-vax (con tanto di fact-checking laterale). Ve lo consiglio.
PS: Sono consapevole delle uscite spiacevoli di Speed avvenute negli anni scorsi, di cui si è scusato dicendo che era ancora un bambino, ma che ovviamente non giustifico. Qui volevo solo raccontare la sua evoluzione e il suo impatto culturale attuale.
È tutto! Ci sentiamo il prossimo giovedì :)
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