“Hai mai pensato alla marmellata?
Quando si parla della marmellata ci viene in mente la nonna che la prepara e ci sembra la cosa più tradizionale che ci sia.
- Da quando si fa la marmellata?
- DA SEMPRE.
Quello che non consideriamo però è che per farla è necessario ci sia lo zucchero a buon mercato, che però in Francia è a buon mercato da quando c’è la barbabietola.
Quindi la nonna faceva la marmellata, ma la bisnonna un po’ di anni fa? Non credo”
Questo è più o meno ciò che Marc Bloch aveva scritto a Lucien Febvre (due storici importantissimi) nel 1933, e l’aneddoto è stato riportato da Barbero.
Il pensiero alla base del “problema della marmellata” ha rivoluzionato lo studio della storia: ha dimostrato come, per spiegare un fenomeno, fosse fondamentale analizzarne il contesto.
Non si può capire la storia guardando solamente gli avvenimenti principali e ignorando la quotidianità delle persone, del cibo, dei modi di ragionare.
Ma soprattutto ci ha fatto capire che non dobbiamo dare per scontate le cose che abbiamo adesso, perché per arrivarci c’è stato un percorso molto spesso fatto di sacrifici.
A questo proposito un pensiero va inevitabilmente alle polemiche nate in questi giorni di Olimpiadi, per via dei giornalisti Rai che con sprezzo giudicavano gli atleti che non avevano vinto delle medaglie.
Come se fosse ovvio che, una volta lì, vincere una medaglia fosse un obbligo.
Come se la medaglia fosse l’unico riconoscimento possibile per sancire la bontà di un percorso.
Ecco, a volte nella vita bisognerebbe non essere miopi e cercare di avere la sensibilità per guardare anche il contesto e ciò che è avvenuto durante, non solamente il risultato finale.
Trovare la marmellata sugli scaffali del supermercato per noi oggi è la normalità, ma non è una cosa che dovremmo dare per scontata.
Allo stesso modo la storia, a maggior ragione sportiva, non può e non deve essere giudicata solamente in base alle medaglie.
Altrimenti si rischia di passare come ignoranti. E insensibili.
Video wholesome del giorno: una giornata a Roma vista dagli occhi della sindaca di Boston.
È interessante vedere la prova tangibile di come alcune cose vengano percepite da chi viene da un’altra cultura in maniera diversa, se non esattamente il contrario: secondo lei i mezzi sono efficienti, la raccolta dei rifiuti è ottima e non ci sono buche per strada. Sembra quasi assurdo.
“We are cooked”.
Siamo fregati.
Un ragazzo ci mostra un video creato con AI in pochi secondi. Il risultato fa spavento, e apre scenari futuri in cui non si sa dove arriverà l’accuratezza di video simili.
Se nel video precedente l’AI fa paura, in Cina hanno invece capito come applicarla in maniera molto pratica.
Sui social girano tantissimi immagini fake generate con l’AI, e si sono chiesti: ma se realizzassimo davvero quel divano a forma di gorilla? Ecco il risultato.
Per colpa del caldo oggi newsletter super slim, ci sentiamo il prossimo giovedì :)
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