Osimhen, Snack content, Esselunga
I social danno, i social tolgono. Ecco un po' di riflessioni.
OSIMHEN
Avete visto il casino che è successo tra il profilo TikTok del Napoli e il suo calciatore Victor Osimhen?
Non vi tedierò parlando di calcio, ma faccio un piccolissimo riassunto giusto per contestualizzare.
Il Napoli ha pubblicato sul profilo TikTok della squadra questo video (il video scherza sul fatto che Osimhen avesse sbagliato un rigore).
Da lì, probabilmente complici i tifosi che hanno fatto partire una sorta di mini-rivolta popolare, lo stesso calciatore ha fatto sapere, tramite il procuratore, che era intenzionato a intraprendere azioni legali contro il Napoli. Quindi contro la squadra che lo paga.
Successivamente il caso è diventato virale e Osimhen ha rimosso dal proprio profilo Instagram un centinaio di foto che lo raffiguravano con la maglia del Napoli (e ha guadagnato oltre 100mila follower in un giorno).
E questa era la cronaca.
Ho fatto qualche riflessione su ciò che è successo.
Da un po’ di tempo (indicativamente un paio di anni), i brand hanno cominciato a capire “le regole” di TikTok.
Sì perché gli esordi erano stati terrificanti: all’inizio le aziende caricavano letteralmente degli spot destinati alla televisione, oppure dei video ripubblicati da Facebook.
Su TikTok invece la grammatica è differente e il pubblico che vede la tv è mooooooooolto diverso da quello della piattaforma. Questi video infatti non ottenevano risultati.
Sono poi arrivati dei casi studio di ultra-successo, come Duolingo o KFC, che hanno aperto la strada a uno stile di comunicazione più fresco, più giovane, più divertente, più da TikTok.
E si sa poi come va: se qualcosa funziona, sempre più aziende lo vedono e dicono “voglio anche io”, e di conseguenza il reparto marketing si muove verso quella direzione.
Ma anche l’onda più alta si sgonfia una volta arrivata a riva, e lo stesso è capitato con queste aziende: scorrendo il feed ormai è la normalità vedere i brand che comunicano in maniera spiritosa, con video brevi e ingaggianti.
L’unico modo per distinguersi quindi è diventato “osare di più”, fare dei video ancora più impattanti, utilizzare letteralmente tutti i trend esistenti.
Arriviamo così ai giorni nostri.
In questa corsa verso i like e l’engagement, coloro che creano video per il Napoli non hanno tenuto conto di un fattore: la vita reale.
Sì perché un dettaglio che ho omesso nella parte della cronaca era che Osimhen era ai ferri corti con la sua squadra, e questo video è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
A volte ci si dimentica che i social devono essere un valore aggiunto per l’azienda, e al tempo stesso complementari a tutto ciò che viene fatto offline. Non si può pensare di lavorare per compartimenti stagni, soprattutto nei brand con questa visibilità.
Altrimenti si rischia di fare gaffe virali del genere.
SNACK CONTENT
L’altro giorno ero a un evento e uno degli speaker era il responsabile della comunicazione di Deliveroo, l’azienda di food delivery.
Parlando della strategia di marketing dell’azienda, ha raccontato di come creassero degli snack content.
Sapete cosa sono?
Avete presente quegli spezzoni di video che vediamo su TikTok ma che provengono da un video più lungo, come podcast o simili?
Ecco, ho imparato che vengono definiti snack content.
Non sono un pasto completo, sono uno spuntino più light, quelli che mangi a metà mattina per arrivare a pranzo, stando però attento a non riempirti troppo.
Lasciando perdere le metafore culinarie, sono quei micro-contenuti tratti da un contenuto più grande (macro-contenuto) perfetti però per funzionare anche singolarmente su piattaforme che premiano video brevi e autoconclusivi, come TikTok o Reel.
Perciò, da quando i creator hanno scoperto che dai loro contenuti lunghi ne possono trarre una miriade di brevi, hanno cominciato a spremere al massimo questa vacca grassa per aumentare la loro presenza online facendo crescere numeri e like.
Manna per i creator.
Senza dedicare tempo in più a creare altri contenuti, prendono gli stessi e li schiaffano in formato più breve su tutti i social, un SACCO di tempo risparmiato.
Tutto bello direte voi.
Quello che però mi fa riflettere è il concetto a monte.
Uno snack content pubblicato su TikTok non nasce per la piattaforma stessa, è semplicemente un “mirroring” di qualcos’altro.
E, dati i vantaggi di questa modalità di creazione contenuti, TUTTI i creator la stanno adottando abbassando di conseguenza la diversità e l’unicità dei video che si trovano in giro.
In qualche modo lo faccio anche io, per esempio dei pezzi della newsletter li ripubblico come post o come storie, ma solo dopo aver riadattato testi e immagini.
Per molti creator purtroppo non è così, spesso trovo copia-incolla fatti pure malino.
Snack content: fortuna per i creator, morte del contenuto.
Spero che in futuro ce ne siano sempre meno.
Hasta la creatività, siempre.
ESSELUNGA
In questi giorni su Linkedin (e anche sugli altri social) non si parla d’altro: lo spot di Esselunga.
C’è chi urla al miracolo.
C’è che dice che sia il peggior spot dell’anno.
Io posso solo dire che quando ho visto lo spot sono rimasto un po’ interdetto, la tematica è super delicata e divisiva, quindi percepivo che Esselunga potesse aver “pestato una cacca”.
Nel senso che dopo averlo visto mi si è attivato una sorta di campanello d’allarme, dovuto probabilmente alla mia deformazione professionale da creator, che mi ha fatto pensare “oh-oh, questo video può far casino”.
Ma poi, riflettendoci, mi sono reso conto di una cosa.
Il politically correct che ormai ha divorato i i social ci ha abituato che certi temi non si possono toccare, perché “metti che poi nasce una polemica”.
E trovo che invece che nel video l’abbiano trattato in maniera tanto semplice quanto impattante.
In bocca al politically correct e a tutte le critiche.
Questa era una versione della newsletter un po’ diversa dal solito, ditemi che ve ne pare :)
Ci sentiamo prossimo giov!
PS: se la newsletter ti piace metti un cuoricino qui sotto!
Ci piace molto anche questa, di newsletter, anche perché, forse, traspaiono maggiormente i tuoi pensieri sulla "attualità". Detto questo, ripensando al tuo commento sullo spot di Esselunga, devo dire di essere d'accordo e, purtroppo, sempre più convinto che questo mondo pieno di sfaccettatura e piedi che puoi pestare anche senza muoverti, sia sempre più complicato da gestire.
Newsletter diversa ma sempre interessante che offre spunti di riflessione.