Stanno succedendo cose strane
Saluto romano o no? In realtà ci stiamo facendo la domanda sbagliata.
In questi giorni sui social si sta parlando solamente di Elon Musk che fa il saluto romano.
Le reazioni, come prevedibile, sono state estremamente polarizzate: da una parte c’è chi lo difende dicendo che era un gesto goffo, dall’altra chi intravede in quel braccio teso un simbolo inquietante.
Lui non ha perso tempo per ironizzare sull’accaduto, banalizzando ciò che è successo e postando immagini di altri politici o celebrità che sembrava stessero facendo lo stesso gesto.
Peccato che si tratti di uno sporco trucco comunicativo.
Preparati che oggi entreremo nella tana del bianconiglio.

Facciamo un passo indietro.
Le informazioni che leggiamo e ascoltiamo, online o offline, non sono mai neutre: quando le guardiamo passano sempre attraverso una lente invisibile, un filtro che nasce dalla nostra esperienza di vivere in una società complessa e interconnessa.
Vedendo infatti la stessa frase, ognuno di noi darebbe letture diverse o comunque con sfumature differenti.
Questa lente non è fissa, ma si adatta, si allarga, si restringe o si sposta a seconda del contesto culturale, delle pressioni sociali e dei cambiamenti storici. Non solo ci fa interpretare le idee in modi diversi, ma ci spinge a ridefinire cosa riteniamo accettabile o cosa invece impensabile.
Facciamo un esempio concreto per capire meglio.
Negli anni ’60 o ’70 il matrimonio omosessuale era considerato un’idea impensabile.
Negli anni ’90 diventò un atto radicale, sostenuto da gruppi di attivisti che lo portarono al centro del dibattito pubblico.
Poi, grazie a campagne di sensibilizzazione, cambiamenti culturali e lotte per i diritti civili, quell’idea “irrealizzabile” si è trasformata in una realtà accettata, al punto da diventare legge in molti paesi.
Un altro esempio è il proibizionismo dell’alcol negli Stati Uniti: all’inizio del 1900 era considerato un’idea ragionevole, oggi invece sarebbe inconcepibile.
Come puoi vedere, la percezione cambia nel corso del tempo, con le influenze subite giorno dopo giorno.
Questa lente d’ingrandimento, che spesso non ci accorgiamo nemmeno di usare, si basa su quella che viene chiamata “Overton Window”.
Overton, un esperto di politiche pubbliche, spiegava che per ogni argomento esiste una “finestra” di opzioni considerate politicamente e socialmente accettabili. Le idee che si trovano dentro questa finestra sono percepite come "normali" o "moderate", quelle al di fuori sono viste come radicali o addirittura impensabili.
Come spiegato prima, le idee non vivono in modo statico all’interno di queste finestre, ma tendono a spostarsi: ciò che sembra utopia può diventare la prassi, ciò che si fa quotidianamente può essere messo in discussione fino a scomparire del tutto.
Chiaramente questi cambiamenti non avvengono da un giorno all’altro: come per i matrimoni omosessuali, per alcune cose ci vogliono anni, se non decenni. Durante la pandemia ci abbiamo impiegato mesi a normalizzare lo smart working.
Solo che mentre alcuni cambiamenti avvengono in risposta a eventi epocali (come guerre o crisi globali), altri si insinuano lentamente, avvenendo sotto il nostro naso senza che ce ne rendiamo nemmeno conto.
Ed è proprio qui che il gesto di Elon Musk entra in gioco.
Il braccio teso è un problema, ma la parte più inquietante è il contesto che lo circonda, il terreno che prepara, la strategia sottile che si nasconde dietro quel “ma no, era uno scherzo, vi state sbagliando… a meno che 👀”.
Possiamo definire le uscite di Musk come lo “Schrödinger Joke”: le sue battute vivono in uno stato di ambiguità finché non arriva la reazione del pubblico. Se il pubblico si offende allora sì, era uno scherzo. Se invece il pubblico non dice niente, bella lì, la finestra si sposta un po’.
È un meccanismo geniale perché è impossibile che ne esca sconfitto, e può testare i confini senza mai prendersi delle responsabilità.
Infatti Musk non dà spiegazioni su ciò che è successo, non nega con enfasi, non si scusa. Preferisce scherzarci sopra e postare meme.
E così il gesto non è più solo un braccio teso, è la miccia per un dibattito in cui non condanniamo il gesto in sé, ma ci chiediamo: “ma è davvero così grave?”.
Questa dinamica confonde e crea ambiguità, ma, al tempo stesso, sposta anche di un piccolo passo l’Overton Window verso ciò che è considerato accettabile.
Questo processo, apparentemente piccolo e banale, un po’ alla volta permette alla finestra di scorrere e qualcosa di “impensabile” diventerà “radicale ma discutibile”.
Che poi sarà “accettabile ma divisivo”.
Per poi arrivare a “normale ma contestato”.
Si parte quindi dal reintegrare personaggi controversi su Twitter perché “tutti devono avere libertà di parola” per arrivare poi a censurare certe parole o certi argomenti (già ora su X e TikTok alcune ricerche sono bloccate).
Si parte da un saluto fascista, dal sostegno con like e retweet ad account di estrema destra, dallo strizzare l’occhio ai neonazisti… per arrivare poi a?
Il gioco è proprio questo, un avanzamento minuscolo ma costante, gesto dopo gesto, meme dopo meme, fino a quando la finestra non si sarà spostata abbastanza da diventare impossibile tornare indietro.
La domanda, quindi, non è tanto se Musk abbia davvero voluto fare un saluto romano, ma “quanto ancora ci faremo ingannare da delle dichiarazioni e dei gesti che hanno scopi precisi che però pensiamo siano camuffati da provocazioni e ambiguità?”.
Perché alla fine il vero trucco comunicativo di Musk non è nel gesto in sé, ma nel fatto che tu, io e chiunque altro ci stiamo chiedendo “forse stiamo esagerando… o forse no?”.
È in questa incertezza che la finestra di Overton si sposta senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.
E quando finalmente realizzeremo quanto lontano sia arrivata, sarà probabilmente ormai troppo tardi.
Cosa succederebbe se gli Stati Uniti decidessero di bannare anche RedNote?
Una previsione dice che un ban rallenterebbe l’evoluzione tecnologica americana perché non sentirebbe la competizione di un paese come la Cina, che però allo stesso tempo si svilupperebbe a un ritmo estremamente più veloce. Qui il video che spiega questa ipotesi.
A proposito di etica, GeoPop fa un’analisi incredibile sull’etica applicata all’intelligenza artificiale.
È meglio salvare una vita o salvarne cinque? Se a questa domanda rispondesse un’AI, cosa sceglierebbe? Godetevi questo video.
Al prossimo giovedì, sperando che gli argomenti saranno un po’ più felici :)
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Molto preoccupante
Bella riflessione ma a mio avviso la stiamo ingigantendo. Se proprio dobbiamo dirla tutta questi oligarchi possono già fare quello che vogliono, non hanno di certo bisogno del saluto romano per poter andare avanti. Andrebbe analizzata la nostra reazione come quella dei tifosi da bar: “la Juve ha vinto/ perso!!” Ma delle manovre del governo o della discussione parlamentare chissenefrega.
Qui stiamo tutti parlando del braccio di Musk ma degli ordini esecutivi firmati da Trump non frega a nessuno ( uscita da OMS, accordo su clima ecc..)
Che stiamo cascando a piè pari nel loro gioco?