Ti è mai successo di aprire i commenti di un post, o di vedere le risposte ad un tweet, ma anche banalmente di essere al bar e origliare le conversazioni altrui e di provare una sensazione di fastidio?
Fastidio per aver sentito informazioni sbagliate, pareri non richiesti, commenti stupidi e inutili?
Una volta magari non ci facevo particolarmente caso, da un po’ di tempo invece sento questa sensazione intensificarsi sempre di più.
Leggo o sento qualcosa e mi chiedo “ma la gente ce la fa?”.
Complici i social network, ogni persona può far sapere al mondo ciò che pensa, con pochi click, in pochi secondi.
E c’è quasi un’ossessione nel farlo.
Una voglia matta di dar spazio ai propri pensieri intrusivi, di scrivere commenti con tutto ciò che passa per la testa e poi pigiare su “invio”, come se si fosse al bar con amici.
È questo il caso di una figura mitologica, l’arbitro della domenica.
L’arbitro della domenica, grazie alle sue due lauree (cit), è praticamente un tuttologo che sotto i post di cronaca (o di qualsiasi altro argomento) deve far sapere cosa ne pensa.
Durante la pandemia per esempio era un esperto di medicina, durante alluvioni e incendi è uno scienziato, con gli episodi di cronaca nera diventa un giudice.
E, puntualmente, si scontra con altri esperti come lui, creando un cortocircuito di ignoranza che sfocia in litigi e insulti ai vari gradi di parentela.
Questa ossessione, inoltre, a volte viene riversata anche sugli altri.
“È da un po’ che non pubblichi delle storie, tutto bene?”
Ve lo ricordate il periodo del Black Lives Matter in cui tutti pubblicavano nel loro feed un'immagine nera a “sostegno” della causa?
Ecco, a me di quel periodo vengono in mente le accuse rivolte ad alcuni influencer e VIP che non avevano pubblicato l’immagine in questione.
“Come ti permetti di non sostenere la causa? Ora ti cancelliamo!”
Del tipo che non esistono vie di mezzo, esiste solamente la necessità di dire qualcosa, anche se non ci riguarda o, ancora peggio, se non ne sappiamo niente.
Quindi poi me li immagino questi influencer, abituati a parlare delle loro vacanze e che si improvvisano attivisti pur di compiacere il loro pubblico, scrivendo cose come “il razzismo è brutto!!”.
Il punto di tutta questa faccenda in qualsiasi caso non è il fatto di pubblicare in sé, ci mancherebbe.
Il problema è parlare di cose che non si conoscono, voler avere un’opinione a tutti i costi su tutto.
Quando tutto ciò è impossibile.
Se non hai studiato qualcosa oppure non ti sei informato, NON PUOI avere un’opinione.
Il mondo è saturo di informazioni superflue, inutili, di opinioni sbagliate e non richieste.
Perciò, a meno che non ci riguardi personalmente, non commentiamo tutto ciò che ci capita.
Cominciamo ad apprezzare il silenzio.
Che di casino ce n’è anche troppo.
In Turchia c’è una provincia che si chiama Batman.
E nel 2018 un suo abitante ha lanciato una petizione per far cambiare la forma di questa provincia nel simbolo di Batman.
No, non c’è nessun legame con il supereroe, semplicemente è l’abbreviazione di una montagna che si trova là vicino, il Bati Raman.
La cosa divertente, è che la capitale, Batman, ha una forma che in qualche modo richiama… Chissà.
Versione della newsletter un po’ più light, ma c’è un motivo.
Sti giorni stiamo lavorando un sacco: su Legolize sta per arrivare un cambiamento enorme, un rebranding che comincerà ufficialmente domani.
Ma vi spiegherò tutto il prossimo giovedì :)
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Ciao Mattia, ti seguo anche su LinkedIn,
e la trovo la tua newsletter veramente stimolante.
In più mi strappa sempre in sorriso, che non è facile di questi tempi. Grazie mille!
L’errore è a monte: la ricerca ossessiva del consenso a tutti i costi o del crescente numero di followers a fini commerciali. L’intero sistema andrebbe rivisto in termini di qualità, e non di quantità (qualcuno lo fa, ci mancherebbe).