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Alfredo Codecasa's avatar

Mi permetto di esprimere la mia opinione in merito al fatto che rivelare il nome di chi scrive post sotto pseudonimi sia una violazione della privacy.

Chi desidera la privacy basta che non scriva sui social: se lo fa deve metterci la faccia e non magari insultare o scrivere fake news coprendosi con un nickname.

Questi a mio giudizio dovrebbe essere fatto per legge e stiamo sicuri che almeno la metà delle stronzate che

leggiamo specie nei commenti sparirebbero d’incanto

D’altra parte non è la stessa legge che impedisce di tener conto delle lettere anonime?

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Elena Tosato's avatar

Penso che il problema sia grosso e non facilmente risolvibile: ha a che fare, in fondo, con la classica e vecchissima questione della legittimità dell'uso della forza. Ci dotiamo degli strumenti del diritto e di corpi di polizia, al netto degli abusi degli uni e degli altri, proprio per evitare la guerra per bande e l'arbitrio. Per lo stesso motivo cerchiamo di costruire società in cui i poteri siano indipendenti, bilanciati e capaci di controllarsi a vicenda. La socialità online è relativamente recente e probabilmente la sua regolamentazione è ancora in fieri, ma è urgente, perché la polarizzazione estrema che promuove finisce col far esplodere tensioni e conflitti che poi si riversano anche fuori. Poi umanamente capisco il desiderio di rivalsa immediata contro lo stronzo calunniatore, eh. Però l'idea di farsi giustizia da sé mi fa più paura.

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Mattia Marangon's avatar

Sono d’accordo, sia con la “giustizia privata” che fa paura, che con tutte le incertezze che hai raccontato, non a caso anche il mio pezzo è pieno di punti di domanda.

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Betta's avatar

La regola dovrebbe essere:commenta con cose che potresti dire in faccia a sta persona. Posso dire che leggere i commenti sotto alcuni post e divertente come lo era leggere le frasi nei bagni pubblici anni fa. Insomma spesso i social sono cessi pubblici.

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Martina Iacoangeli's avatar

Questo articolo mi ha confusa: sento di aver letto qualcosa di bello, ma sono anche spaventata! Grazie, mi iscrivo con piacere!

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Mattia Marangon's avatar

Grazie mille 🙏

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Pino Caligiuri's avatar

Sacrosanto, brava Cecilia. Tolta la maschera perdono tutta la loro forza.

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Mattia Marangon's avatar

Non lo so, per quanto sia un metodo “facile” e comodo, trovo che la gogna pubblica non sia mai la soluzione giusta per affrontare questo genere di situazioni.

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Cristiano Arnaudo's avatar

Credo che i commenti dei due "geni" siano delle stupidaggini che, proprio per l'origine delle "notizie" avessero ben poca possibilità di fare correre alcun rischio alla giornalista Sala (intendo rischio aggiuntivo rispetto alla rischiosissima attività che svolge in Medio Oriente, cioè i servizi iraniani non avevano bisogno della soffiata di Gennarino 'o Mossad per sospettare e arrestare la giornalista).

Viceversa il danno fatto ai due idioti è oggettivamente grande.

Non che si debba assolverli o non stigmatizzare il loro commento.

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Enrico's avatar

"La verità è che nelle dinamiche digitali non basta avere ragione per essere dalla parte giusta."

Il significato è tutto qui: per quanto tu sia una testa di cazzo, la gogna (mediatica o virtuale che sia) non è mai la soluzione. Vivo sempre con il principio di provare a essere migliore di ciò che non mi piace: scatenare l'ira del popolo su un hater, come mi renderebbe migliore?

Per quanto riguarda il gelato alla liquirizia.. sì, è un tema tristemente incompreso, partendo dai "ma solo io non ho gradito questo film". Non siamo speciali, non lo siamo.

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Victor Serri's avatar

Per me c’è una distinzione fondamentale che spesso manca nei dibattiti sul doxing.

Quando parliamo di hater, ci riferiamo a persone che compiono atti di odio o diffondono insulti mirati a gruppi sociali, identità collettive o persone appartenenti a minoranze? Oppure si tratta solo di attacchi isolati verso singoli individui?

Questa distinzione è cruciale, perché in molti casi non si tratta semplicemente di "giustizia fai da te", ma della messa in luce delle dinamiche di potere e dominazione che strutturano la società occidentale.

Esporre chi abusa dell’anonimato per colpire sistematicamente gruppi oppressi non è un atto vendicativo, ma una forma di responsabilizzazione politica.

Chiunque abbia a cuore la giustizia sociale non può che schierarsi dalla parte di chi smaschera gli aggressori e rifiuta di normalizzare l’odio nascosto dietro un nickname.

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Luca Priami's avatar

Ragionamento complesso che ha i suoi punti di ragione da ambo le parti.

Ma dato che a non prendere una decisione si finisce come gli ignavi di Dante, spero che tutti quei leoni da tastiera capaci solo di sentenziare protetti da un alter ego di lettere a caso venga esposto al pubblico ludibrio sempre più spesso.

Che poi se era così facile trovare le loro identità avrebbe potuto smascherarli chiunque in un post della Sala, attirando comunque tanti occhi addosso sulle due identità.

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Marco Marinozzi's avatar

Credo che l'elemento più deteriorato nel mondo dell'informazione sia la Verità (volutamente con la V maiuscola). T.S. Eliot scriveva "Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo? Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo? Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nell’informazione?". L'uomo moderno ha raggiunto la consapevolezza che la Verità, con la V maiuscola, non si possa conoscere e quindi ha smesso di tendere ad essa, accettando per lo meno di avvicinarsi ad essa, ed arrendendosi a conoscere una verità, con la v minuscola, come compromesso. Ha buttato via questo desiderio di conoscere la verità delle cose e così si accontenta del bene succedaneo, l'apparenza. L'assenza di interesse per entrambe le verità, parziale ed Assoluta, è il vero carburante dei social. Non interessa più la verità, interessa la propria idea sulla verità. Questo genera il cortocircuito per cui la stessa persona, nel nostro caso la giornalista, viene definita contemporaneamente al soldo di entrambi gli schieramenti. Il problema è etico perchè l'essere umano ha dimenticato il suo desiderio autentico di conoscere le cose, secondo le sue capacità. Se l'essere umano non conosce più se stesso, non è in grado più di relazionarsi con la realtà e quindi con l'altro.

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